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vole cosa per tutti, pei Francesi no, nemici mortali dei conti lunghi, e condannati a tornare perpetuamente da capo. Allora e sempre agli uomini piacque la fortuna dei vincitori; ai Cani quella dei vinti. E quando si trovarono fra le zampe ogni rimedio corto, i Cani stettero custodi dei sepolcri fuggendo ogni chiarore, fuorchè degli astri benigni alle abbandonate sepolture. Dopo la rivoluzione del 1830, durò a Parigi per quattro giorni interi (eternità francese!) il pietoso ricordo di quel Cane Medoro, che a verun patto consentì allontanarsi dalla colonna del luglio dove giacque il suo padrone spento allo assalto del Louvre nelle tre giornate celebri per molte cose e per vanità uniche512. Il signore Sismondi, tanto della Italia benemerito, racconta come taluni perduti ad ogni senso di misericordia mettessero davanti nella città di Milano a certo Cane un bambino, affinchè lo divorasse, dalla quale scelleraggine egli constantemente rifuggì513. Il signor Sismondi a questo punto tronca il racconto, ma altri personaggi mi assicurano, che il Cane forte scandalizzato, che lo si reputasse capace di siffatte ribalderie, abbaiasse così: — sono io diventato un austriaco per ammazzare pargoli? Coteste opere fanno i soldati di sua maestà apostolica figliuolo prediletto di santa madre Chiesa, non io. — Delle altre bestie mi basti ricordare il Topo del ba-