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non gli occorse spediente migliore alla vendetta, si spinse contro al baratro e dentro quello in uno coll’abborrito cavaliere sprofondò502: più elegiaco il Cavallo del re Nicomede (che morto di naturale infermità non lo lasciava erede di veruna vendetta), attesa la regale anima al varco, con essa si accompagnò e insieme a braccetto arrivarono agli Elisi503. Di fama più recente andò inclito il Destriero britanno che nella battaglia di Maupertuis, dove il principe Nero ruppe re Giovanni di Francia, venuto in mano dei nemici, valicò lo stretto di Calais, ed arrivato in prossimità del castello del suo signore si pose a nitrire tutto festoso, quasi per annunziargli da lontano il ritorno: ma il suo cavaliere non lo potè sentire sopra la terra inglese, che lui riteneva morto quella di Francia; della quale cosa accortosi il gentile animale, non sostenne vivere, volle morire di fame504. Ai tempi miei salì in fama il Cavallo turco di Cristiana Triulzio principessa di Belgioioso. Erasi questa gentildonna virtuosamente nelle guerre italiche adoperata contro l’aborrito tedesco, e quando la fortuna, dopo breve sorriso, tornò a guardarci in cagnesco, sostenne per più anni con forte petto l’amarezza dello esilio: di repente però o la prendesse il tedio o la femminile costanza fosse giunta al verde, udii con rammarico infinito com’ella si fosse adattata a vivere serva in quella Patria,