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gliuoli di Adamo si astenne dal punirlo presentendolo universale troppo ed insanabile: per ordinario essi non badavano alla ingratitudine come neppure ad ogni altro fondamento della umana fortuna, bensì avvertivano al successo, e questo somministrava la misura del giudizio. Laonde se il beneficato, schiantando il benefattore, sopra le rovine di lui edificava, il mondo o si profferiva da se, o dopo alcun poco di preghiera si prometteva compare al birbante battezzato dal prospero evento: gli sdegni e le onte serbava pei ribaldi abortivi, e questa pazienza di vicendevole obbrobrio andava pregiata come mansuetudine di civiltà. Non così le Bestie. Del Leone di Andronico soldato romano suonò nel mondo assai chiara la fama: guarito un giorno per opera sua dalla spina nella zampa, quando glielo gittarono nel circo non gli toccò un capello. Più oscuro il Luccio del parco di Durham, magione del conte di Stamford, il quale essendosi rotta la testa percuotendo dentro uno spunzone fu medicato dal dottore Warwich, che gli rimase l’encefalo al posto e ne continuò la cura, finchè non l’ebbe alla pristina salute restituito. Non ingrato il Luccio, quante volte udiva la voce del dottore saltava fuori dell’acqua con manifesti segni di allegria dandogli il buon giorno489. La Pantera, che parve sì crudele, per rimerito dei figli cavati fuori dalla buca ov’erano caduti ricon-