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suono di lira non improvvisino o improvvisino male, bensì con la penna di Oca scrivano, cancellino, emendino e ricorreggano poi, finchè facciano, dopo molta fatica, o fico o scoppio. Insomma, la stagione della giustizia o non è arrivata, o si deve bandire con voce concorde che quanto ebbe virtù di onorare la stirpe umana uscì dall’Oca.

Più tardi pei nostri peccati sopraggiunse un secolo sozzamente schifo e laidamente duro, dove per mettere in armonia fra loro cose, fini e concetti miserabilissimi pullulanti per quello, come Lombrichi in letamaio, il ferro ebbe la presunzione di foggiarsi in penna e levare la mano diritta alla Oca. Invano però, chè la penna ferrea ad altro non fu provata buona che a scrivere denunzie di spie, accuse di fiscali stupidi e ribaldi e sentenze di giudici..... di tali giudici da rimandare Giuda in grammatica per apprendervi le concordanze della lingua del traditore....!

E poichè di un ultimo tratto, chente il priore di San Simone si fosse, io ti dipinga intero, hai da sapere come il giorno stesso della esposta tragedia cotesto Polifemo tonsurato, poichè ebbe imbandita su l’empia mensa l’Oca madre e fattone, rosecchiando, le ossa polite di carne così che meglio non avrieno potuto i Formicoloni delle Indie, chiamò la fantesca, ed additatole il nudo carcame, sciolto prima un lungo sospiro, le favellò in suono d’Jerusalem, convertere: