si sentì commosso da pietà per lui onde, chiamata la Villana, comprò i legumi e gli porse all’Asino, affinchè si riavesse. L’atto amoroso fu come una cambiale a vista tratta sopra l’Angiolo custode, il quale, comechè il Beaumarchais sentisse alquanto dell’eretico, non patì mandarla in protesto, ed in qual modo tu saprai fra poco se mi starai ad udire. La notte, che successe a cotesto giorno, uno scritto breve avvisa il Poeta cercalo a morte la plebe, non si assicurasse sopra la propria innocenza, non correre stagione di gingillarsela adesso, si cansasse subito. Il Beaumarchais non intese a sordo, e quantunque ormai vecchio si metteva la via tra le gambe in mezzo ad una notte da Lupi: gli fu ventura, guadagnata la barriera, scapolarsela all’aperta campagna; ma ahimè! qui lo aspettava fortuna peggiore; i piè per la spessa fanghiglia gl’inciampano, il nevischio lo gela immollandolo fino alle ossa; il buio fitto, il latrare dei Cani, il terrore del pericolo imminente gli empiono l’anima di affanno; già sgomento stava per darsi alla disperazione quando ad un tratto gli apparisce un lume poco lontano ed ei là tosto incamminasi tutto angosciato; il lume esce da un tugurio; picchia, ma nessuno risponde; bussa da capo ed una voce burbera grida per di dentro: — va via, se non ti è venuta in fastidio la vita: — egli però, fatto cuore, con suono flebilissimo si raccomanda: — deh!