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da Bagnone, gli si trasse vicino e salutatolo con bella grazia gli domandò: — la mi farebbe il piacere di dirmi, che cosa ci si vende qua dentro nella sua bottega? — A cui Tonto, squadratolo così di traverso e parutogli terreno da piantare vigna, rispose: — ci si vendono teste di Asino, galantuomo. — Pippo aggrinzò il naso come quando gli si stappa sotto un barattolo di ammoniaca; ma pronto lì, da fiorentino vero replicava: — gua’! ed haccene ad essere spaccio davvero, però ch’io vegga, che la non ci è rimasta altra che la sua. —

Re Salomone, hai tu mai letto le commedie di Monsieur Beaumarchais? Ecco, se non le hai lette merita proprio che tu le le mandi a prendere al gabinetto letterario del Viessux e te le legga a comodo. Monsieur Beaumarchais dunque ebbe arguzia ed anche bontà quanto mai ne possedesse l’Asino più gaio che ragliò nel mondo; ora senti quello che gli avvenne. Sul principio della rivoluzione di Francia (intendo quella rifatta in istufato con capi di aglio e capi di re) una villana menando l’Asino suo carico di legumi per Parigi si accostò al palazzo del Beaumarchais giusto in quel punto ch’ei stava per uscirne. Questo Asino poi così era attrito dal digiuno e stanco dal cammino, che una famiglia di frati avria potuto farlo passare in coscienza per il santo Ilarione dei Somari. Visto che l’ebbe il Beaumarchais,