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di Dicomano visse un uomo retto davanti a Dio, benevolo agli uomini, semplice nei costumi, tutto cuore; chiamavasi Baldini, attempato e padre di famiglia; costui, quando il principe cortese felicitò dello statuto i suoi popoli, in quel punto di luna trovati maturi (più tardi, ponendoci migliore attenzione, li riconobbe acerbi) egli ne fece dimostrazioni grandissime imperciocchè la libertà pel cuore dei buoni appaia quasi raggio di sole ai fiori intirizziti. Chiamati più tardi gli Austriaci dal principe cortese a rimettere l’ordine in Toscana, quel truce ordine di dispotismo che risponde a scavare nei cimiteri le fosse in simetria; il povero uomo, pauroso di guai, come quello che non si sentiva troppo saldo di cuore, partitosi da casa, riparava in Gubbio, dove i magistrati papalini lo accolsero e assai cortesemente ospitarono. Quivi visse quieto, finchè gli Austriaci capitanati da certo colonello Markowski fecero una punta fin là, ed occupata la terra, seppero del rifugiato: arrestaronlo, davanti il malnato colonnello il tradussero, il quale incominciò a richiederlo dello essere suo, delle cause che lo avevano colà menato e di altri particolari siffatti; e intanto facevagli dopo le spalle scavare una fossa, ed il meschino non se ne addava; terminata la fossa, chiuse lo interrogatorio ordinando lo moschettassero; il povero padre alla atroce immanità quasi morto inginoc-