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sola373; così il procuratore generale era, si può dire, l’Asino dei Giudici.

I Francesi, metto tempre in fondo i Francesi, perchè più in su o più in giù, se non si sfonda il cielo o l’inferno, non si può ire, quando accompagnarano in Egitto Napoleone per aiutarlo ad attorcere le funi che dovevano legare per quindici anni la Francia, quante volte vedevano comparire un Asino gli facevano di berretta e ne davano avviso ai compagni gridando: ecco un dotto374!

Non basterebbe proprio mezza la eternità, s’io volessi raccontarti tutte le belle cose che l’Asino seppe suggerire agli uomini, i lepidi tratti che provocò, le generosità, le Arguzie, i motti festosi, i responsi prudenti, le diritte sentenze; un flagello insomma di dolcezze, ch’io ne disgrado la Befana e i suoi confetti: ne bastino alcune a cui tu porgerai come hai fatto fin qui benigne le tue regali orecchie, non fosse altro in premio di averti mostrato come le potessero dirsi parenti delle mie.

Celebrarono Iride e Mercurio messaggieri di pace presso gli antichi Numi; vive eterno nei versi immortali di Omero Taltibio araldo scompartitore dei duellanti feroci, e pochi sanno, che opera punto meno meritoria esercitò l’Asino tra gente truce in tempi trucissimi. Alessandro Farnese duca di Parma correndo l’anno 1585 teneva stretta di as-