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l’epitaffio che vi tratteggiò la Durezza: — qui giace un cuore morto primachè nato! — guardale le mani; la Miseria lungo le dita come su i turaccioli delle boccie di vino di Bordò vi ha inciso dintorno: — stianta famiglie! —
Muoia padre o madre o fratello o marito, non cresceranno o balleranno più languidi i moti dei suoi polsi, e sotto la sembianza della rassegnazione nasconderà il gelo dell’anima, se pure anima è nella beghina. Certo il Cielo ci manda la rassegnazione e noi dobbiamo accoglierla come messaggera del cielo; ma tu avverti bene, che solo può mietere carità quella rassegnazione che il dolore seminò e la pazienza venne educando con molte lacrime.
La Ipocrisia, quando io la conobbi di persona, se ne stava calata calata: teneva bottega in Calimaruzza, nè tutti i giorni l’apriva; due o tre volte la settimana e basta e non mica intera; di un mezzo sporto ne aveva di avanzo; ancora, ella fu cauta di ingessare i vetri per di dietro, cosicchè il passeggero sbirciando non arrivava a vedere quello che si tramestasse là dentro; i suoi avventori ci bazzicavano alla bruna e rasentando i canti ci si conducevano per la porticciuola che dava sul chiasso; allora volevano roba di durata, come sarebbe a dire il romagnuolo, perchè aveva a fare per