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— E così dura la perfida denunzia, nessuna fama lasciando intatta, spargendo sospetti sopra capi innocenti e semi di non reparabili infortunii, imperciochè depositate le spiagioni e troppo spesso le calunnie nell’orecchio al prete, tosto o tardi, secondo l’interesse lo governa, perverranno in mano al giudice. E chi lo nega mentisce, perchè io lo so e lo so dicerto.

Torna a casa la beghina e meglio sarebbe vi tornasse la tramontana; brontola sempre, con tutti grida e per tutto, confonde, disgrega, ogni cosa manda capovolta; acceso il fuoco, non si trova più; si è chiusa in camera a recitare il rosario. Casca qualche infortunio addosso a padre o parente, ed ella blandendo la piaga co’ cardi dirà: che Dio li castiga dei loro peccati; e si meritarono anche peggio. Imperversa il male così, che la Natura soffrente prorompe in gemiti e la beghina li a tabellare: offeritelo al Signore in isconto delle vostre colpe; non ci è qui da sospirare; chiamatevi contenti che il Signore vi ha visitati, ringraziatene il Signore. — Insomma la beghina indolcirà i farmachi col fiele, inasprirà il bruciore delle cantaridi, il taglio degli arnesi chirurgici avvelenerà, durante l’emicrania ti sarà vespa in camera: fra i sonni ghironda dentro gli orecchi; guardale la fronte e leggi: — appigionasi un cranio vuoto! — e ce lo ha scritto la Demenza; scuoprire il seno e vedi