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pretore il priore, come il cieco e lo storpio dell’Evangelo, vengono a capo di deciferare la lettera del governo, la quale ammonisce così: in Toscana le donne le quali piangono e ridono non reputarsi sante nè mettersi su gli altari, bensì tenersi in concetto di matte e chiudersi a san Bonifazio; maravigliarsi assai che un pretore perda il tempo e lo faccia perdere altrui con simili fandonie; attenda a non far nascere scandali, e se il prete del luogo mulinasse nuovità sotto buona scorta lo mandi a Firenze legato. — Il priore riponendo gli occhiali nello astuccio esclamò: — gua! mi sarà parso: la intenzione era buona. — E il pretore piegando la lettera gli rispondeva burbero: — caro mio, di buone intenzioni è lastricato l’inferno. Diavolo! piangere e ridere ad un tempo? La ce la voleva dare a bere marchiana, caro mio; torni in canonica e stia cheto; ha inteso? — Il priore se ne andò grullo grullo non senza però mormorare fra i denti: — la Toscana non è per anco terreno da piantar vigna, ma!......... col tempo e con la paglia si maturano le sorbe. —

E questo è quel tanto che mi parve bene discorrere intorno alla Frenesia; circa poi alla Beghineria, solo che ti ritragga la beghina basterà a rendertene informato e ce ne sarà di avanzo. La beghina si leva fredda dalla fredda materassa prima che l’alba nasca: le sembra lode antivenire il prete in chiesa e talvolta si procaccia il vanto di aspettare pas-