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proponimento di perfezionarmi in quello, che per me si doveva agli Dei, avendo avuto sempre, come Asino dabbene, la religione in delizia. A tale scopo pensai, che essendo messo l’uomo, quasi trave maestra, a tutto l’edifizio bestiale, dov’io me lo fossi preso per falsariga, sarei andato diritto in questa come in qualunque altra occorrenza; per la quale cosa con tutte le forze della mente mi voltai alla considerazione dei riti religiosi dell’uomo e delle cause loro. Non ebbi, ahimè! a camminare di molte miglia per chiarirmi, come nella più parte o almeno gran parte degli uomini religione fosse o frenesia o grulleria o ipocrisia.

Frenesia era la religione dei Coribanti quando in onore della Dea Cibele si strapparono i genitali e glieli offersero in dono, non altramente che se un mazzo di giunchiglie si fossero. Gli uomini per menomare la vergogna del rito più tardi apposero al Castoro ch’egli costumava nella medesima guisa, ma gli avvocati delle Bestie rispondevano in primis, che secondo la comune opinione i Castori si riducevano a questo per fuggire l’avara ricerca del cacciatore, onde tra castrarsi per salvare la vita e castrarsi per divozione il divario era grande; e poi negavano la verità del fatto, imperciocchè la sostanza muschiosa, creduta causa dell’ardente inseguire, non si estraesse punto dai testicoli dei Castori, i quali sapevano bene