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(167) Ibidem.

(168) Firenzuola, Prose scelte, p. 86.

(169) Ibidem.

(170) Vita del maresciallo Bassompierre.

(171) Ibidem.

(172) Alessandro Tassoni dopo ch’ebbe servito la corte, si fece dipingere con un fico in mano: sotto poi vi mise il seguente distico:

Quæris cur mea ficum gerat dextera inanem!
Quæris? Merces longi laboris fuit. Aula dedit.

(173) Leibnizio soleva dire non essersi mai imbattuto in libro, il quale per quanto scellerato si fosse non contenesse in sè alcuna cosa di buono: conobbi a prova la verità di questa sentenza quando nel Zibaldone dettato in lingua di scali di Levante di un certo coso chiamato Marchese Filippo Gualtiero da Orvieto, trovai come il Cardinale Bernetti pochi giorni dopo che ebbe resignato l’officio di segretario di stato ricevesse in dono dalla repubblica dell’Equatore un corno di Rinoceronte; ond’egli motteggiando diceva: avere guadagnato nel suo governo un corno; e non era vero, imperciocchè ci avesse guadagnato due altre cose, ed erano l’ira di Dio e l’abbominazione degli uomini.

(174) Riferire il giudizio dei divini ingegni italiani in proposito, lungo tornerebbe e vano; meno noto il detto di Bonaparte ai Deputati delle Romagne quando le divise in tre sezioni, che chiamò. del Metauro, del Miseno, e del Tronto: — io vidi i vizi dell’amministrazione dei vostri preti. Gli ecclesiastici il culto regolino e l’anima, insegnino teologia, e basta. — Italia scade, dacchè i preti pretesero governarla. Cantù, Storia di 100 anni, t. 2, p. 213.

(175) Svetonius, Paul in Claudio.

(176) A proposito di Gesuiti noi li dobbiamo ringraziare di questo, che e’ fu proprio mercè loro, che il dogma della infallibilità papalina ebbe tale conferma, per cui omai anche i più ostinati bisogna che cedino le armi. — Papa Clemente XIV nel 1773 soppresse i Gesuiti; — Pio VII nel 1814 gli re-