l’Asino altifato (stile austro italico) ricordo avere letto certa querimonia di S. E. il conte Buol ministro delle faccende esterne per lo Impero dell’Austria contro gli scellerati italiani che in Piemonte e fuori commettevano il delitto atrocissimo di non potere a patto alcuno sopportare la presenza degli Austriaci in Italia; di credere che debbano tornarsene a casa a badare ai fatti loro: ingegnarsi, poichè con le buone non la vogliono intendere, mandarceli, potendo, con le cattive. Ricordo eziandio avere letto la risposta che a cotesta querimonia dava il conte Cavour; egli è probabile che tenendo io il ministero degli esteri di S. M. Sarda, pei rispetti e i sospetti i quali insieme ai dispetti governano il mondo, secondo che soleva dire Cosimo dei Medici primo granduca di Fiorenza, non avessi potuto nè saputo fare altrimenti: ma come piace a Dio, essendo persona privata, se il conte Buol avesse esposto a me la sua dimostranza, io gli avrei detto così: — Eccellenza! io mi sento tanto più lieto di chiarire la E. V., quanto che mi occorre la risposta alla sua proposizione bella e fatta in Italia da trecento e più anni a questa parte; e la si figuri da cui? Io gliela do in mille a indovinare: veda! da messere Ludovico Ariosto nell’Orlando furioso. — Come! in quel poema, dove l’eminentissimo cardinale Ippolito d’Este trovò tante...? — E non ci