Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/45


43

paura si arruffò, quindi inacetì e di male in peggio procedendo si gettò a scavezzacollo nelle braccia della tirannide casalinga, che dapprima parve volere spegnere, e della forestiera, che dapprima si era proposto osteggiare rincantucciandosi dietro la cattedra di san Pietro, dove attese a lavorare corone e manette, ordinare dommi e supplizii, Claudio redivivo al cospetto del mondo.

— Ricercando per le storie troveremo difficilmente un papa, che abbia tanto afflitto la Italia con arti maligne, quanto Pio IX con la pretesa bontà sua: ma a parere mio il biasimo maggiore riviene a Vincenzo Gioberti ed agli aderenti di lui, i quali con fallaci dottrine, avventatezza e strepito infiniti cacciarono fuori di strada gli intelletti italiani; e sì che anche un ingegno mediocre bastava vi si fermasse sopra alcun poco per capacitarsi, come i trovati loro non potessero in verun conto accomodarsi col potere temporale dei papi per le faccende di casa, molto meno poi per quelle di fuori.

— I reggimenti temperati rappresentano in certo modo la tregua di Dio fra la tirannide e la libertà, e per poco che dieno ai popoli, non possono impedire l’esame libero delle cose, sia pur vero, ch’egli si deva versare sopra argomenti legislativi o amministrativi. Le libertà, e l’ho detto, sono corde gemelle della medesima lira, nè puoi toc-