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collo il collare e incidivi sopra il tuo nome; improntami su la coscia il marchio dei tuoi cavalli, e la gente conoscerà che ti appartengo anima e corpo; tienimi in guinzaglio se voi, ma non mi consegnare in mano al popolo, imperciocchè egli mi ucciderebbe: tra me e lui non pace, non inganno, non perdono; io ho consumato la fontana di misericordia e di fede del popolo che pareva inesausta. Quando romperai guerre empie io bandirò dagli altari il grido delle antiche Crociate: — Iddio lo vuole! — Quando vorrai dissimulare l’onta di una disfatta io mi condurrò a piè degli altari cantando il Tedeum, come nelle vittorie si costuma. Se, trucidata la Libertà, avrai convertito in cimiterio la Patria, io entrerò nel tempio, e mi ci trovassi anche solo, intuonerò il Tedeum. Chiunque ti avversa infamerò brigante; le menti altere chiamerò lumi tenebrosi; tizzi accesi nel fuoco dello inferno gli esporrò anatemi all’abbominazione dei popoli; metterò l’odio tra padre e figliuolo; seminerò la discordia tra marito e moglie; ammaestrerò spie; sotto colore di obbligo religioso insinuerò la spiagione nelle famiglie; sarò spia io stesso; il confessionale del prete diventerà anticamera del guardiolo del birro; con gli errori, le superstizioni e gli arzigogoli grammaticali delle mie scuole ti schiaccerò cuori e cervelli infantili come si fa dei pinocchi