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A prezzo andante gli uomini costavano dai quattrocento scudi ai seicento, e troppo spesso anche meno. In Affrica li davano per una boccia di acquavite e, se nessuno gli accettava, come Cani arrabbiati ammazzavano. Il maggiore Lang narra di certa madre, la quale flagellò a sangue i figliuoli disvoluti da lui, scusandosi col dire che reietti così da tutti non poteva essere a meno che non fossero stregati.

Un Asino morto, per testimonianza dell’egregio chimico francese Payen, pagavano fino a quaranta franchi: di un cadavere umano, fosse pure quello di Galileo, non ne avrebbero dato più di quindici; il buon chimico vergognando che i suoi fratelli abborrissero di cavare dalle loro cuoia perfino quel misero partito, tutto infiammato di generoso sdegno prese a vituperare, come si meritava, cotesta scandalosa ritrosia: che cosa è, diceva il magnanimo con accesse parole, questa pretensione di rimpiattarsi sotto terra? Devono i morti di garbo tirarsi indietro da giovare ai viventi? Scapitano per avventura di credito gli Asini, se della pelle loro ne fanno crivelli? E così Dio volesse che, come ottimi a sceverare il grano dalla pula, i crivelli valessero a separare i buoni dai furfanti, i grandi dai mezzani più fastidiosi assai dei piccini. Urlano forse i Cavalli superstiti al sacrilegio se i muscoli dei loro defunti convertironsi in colla? Torna