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discendenti loro certo ticchio asinino che non riescirono mai di cavarsi da dosso: ma questa materia si lascia alla disanima dei savii.
Anzi la testa sola di un Asino nella nostra Patria, o mio re, fu pregiata ottanta sicli di argento, i quali io lo conto che ragguaglino a un migliaio di scudi fiorentini340.
— Ch’è questo che odo d’intorno? Nè anche un francese ardirebbe gloriarsi così! Il fatto accadde, ma quando? Quando Benhadad tenne distretta di crudelissimo assedio la città di Samaria. In tempo di penuria anche i Topi valgono; nell’assedio di Casilino dorante la seconda guerra punica un Topo fu venduto dugento danari; il compratore scampò; il venditore morì di fante, è vero, ma ebbe il piacere di andare all’inferno con la tasca piena di monete341.
Ed io rispondo: non perfidio, però di teste umane ne avrieno date dodici alla crazia e più, se ne volevano; ma dacchè io sono condotto a ragionare di prezzo consideriamo il valore comparativo delle Bestie e dell’uomo. Plinio il vecchio nel libro ottavo della storia naturale registra che il senatore Quinto Arrio ebbe il coraggio di pagare un Asino quattrocentomila sesterzii, che tornano a cento mila lire fiorentine o poco meno; ciò pure attesta il mio Poeta in rima: