Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/225


223

e si consideri quanta parte dell’avara elemosina fatta agli uomini dalla Natura si prenda il sonno, quanta le altre necessità, quanta le malattie e le cure, non reputerai figura rettorica, se Giobbe l’assomigliò ad ombra che passa, e Pindaro al giro volubile di un cocchio, che corra il palio ai giuochi di Elea.

Tacendo dei molti giunti ad età più breve, mi stringo a ricordare due re dei Tirii, padre e figliuolo, di cui il primo visse seicento e l’altro ottocento anni; questo riporta Senofonte nel Periplo. Fra gli altri non trovo chi la impatti con loro, se ne togli i patriarchi ebrei, i quali non solo pareggiano ma superano. Quanti anni durassero è noto; più di tutti Matusalemme che annoverò novecentosessantanove anni, però importa chiarire che gli anni biblici non corrispondevano a gran pezza a quegli dei tempi miei. Alcuni popoli di Oriente, in ispecie gli Egizi, ad ogni volgere di stagione coniavano un anno, per modo che in uno dei miei ce n’entravano quattro dei loro: gli Arcadi segnavano tanti anni quante volte vedevano la luna piena; ora stando alla maniera egizia di computare, i 969 anni di Matusalemme si riducono a 242 e tre mesi; età mirabile invero, non però impossibile, e tale da credersi senza contrasto.

Gli uomini, poichè esagerarono oltre i limiti del vero o del verosimile l’età loro, pre-