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compagnia della infamia e del dolore; per la qual cosa un poeta di Francia così immagina avere udito a cantare uno stormo giocoso di uccellini, che gli passarono sopra la testa:

«Noi tutti quanti siamo al mondo nati,
Da nostra mamma saremo allevati;
Che se umani sortivamo i parenti
Ci buttavano in rota agl’innocenti»312

molto meno per noi (vergogna da non lavarsi con tutta l’acqua del mare) uscirono i nostri figliuoli dall’utero materno per andare sepolti nelle latrine. Non fe la Ciuca (come il Dante nota con parole di fuoco essere accaduto appresso gl’uomini) nascendo al padre Asino paura, avvegnadio non corressimo pericolo che ci smembrasse con le nozze un brano di patrimonio, come la prima volta ch’ella venne al mondo stiantò una costola a Adamo: invano Gesù Cristo levò il matrimonio alla dignità di sacramento; gli uomini lo condussero a forza nella stalla del contratto e ce lo chiusero a chiave. Nè ci fu verso di trovare rimedio che approdasse; i sacerdoti con le mani e co’ piedi badavano a dire che l’unione di Gesù con la Chiesa era simbolo del matrimonio cristiano, gli uomini s’incocciavano a volerlo trovare nella conquista del vello di oro fatta da Giasone. Dà retta a me che parlo la verità, sai tu come doveva definirsi il matrimonio ai miei paesi? —