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pretesero infamare la creazione! Come ottimamente notò Silvio Pellico, seguendo il costume dei tiranni non bastò loro farci miseri, anche vili ci vollero. Alla croce di Dio dopo avere portato sopra le mie spalle quei tocco di personaggi che ho detto, era onesto, era prudente mescolarmi con tanto sozza e malvagia marmaglia? Se gli uomini volevano ad ogni modo condurre attorno i ladri montati sopra Bestie di obbrobrio, non dovevano far altro che prendere l’uno l’altro a cavalluccio e correre di su e di giù per le vie. A qual fune poteva appigliarmi io? A qual santo votarmi? Mi accosciai gittando a terra il furfante, sparai coppie di calci, morsi ancora e fu tempo perso! Io riscossi la solita mancia di legnate e ne andai con le costole peste, il furfante ebbe rotto il capo, nè per tanto era la processione dismessa; e poi aggiungi che da me non si sapeva sempre distinguere quando mi mettevano sul groppone un galantuomo e quando un ribaldo, cosa difficile agli stessi uomini, e quindi immagina se agli Asini! Così avrei operato bene di scuotermi dalle spalle quel tristo prete di Merino, il quale tentò di ammazzare la reina di Spagna Isabella, e male quando i ribelli Milanesi mi ci misero Beatrice moglie di Federigo Barbarossa282. Vuoi tu vedere fin dove giunse l’umano consiglio insatanassato a pervertire i cuori più miti? Tu conosci