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reliquie, nel contemplare i popoli genuflessi dintorno, a tanta superbia gonfiasse il cuore, da credere pazzamente che adorassero proprio lui, non già le relequie. Queste panzane le ha messe in campo Esopo che, essendo schiavo, pativa del bugiardo e del maligno. Con lunga orazione ho chiarito come gli uomini insanissero nel volermi Nume, ma io savio scappai di paradiso e, volendomici ricondurre, gli saldai a calci dove andavano andavano: oltrechè poi corse assai comune opinione fra gli uomini che Esopo, non potendo a cagione del suo misero stato riprendere alla scoperta i vizii degli uomini, se la rifacesse con noi riprendendo nelle Bestie i malvagi appetiti e i turpi fatti che non si attentava vituperare in loro, dando così al basto, non potendo l’Asino.

Qui sento mormorarmi dintorno: alla svolta ti provo; rovescia la medaglia. Eccola rovesciata. Su via, parlate, dite l’ultima. Lo so, lo so, voi volete appuntarmi che il carnefice mi tenesse ai suoi servizii: sopra le mie groppe si scopassero le femmine da conio; sopra il mio dorso menassero in trionfo ruffiani, barattieri, falsari e siffatta geldra di gente montati a ritroso con la coda in mano. Ahi! tristi che buttate in faccia altrui il peccato che voi spingeste a commettere. Non contenti gli uomini di dannarsi soli, vollero agguantarmi per la coda e con esso loro strascinarmi dentro all’inferno: infami tutti