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vallo; per converso qualche imperatore o re o granduca commetteva taluna di quelle scappate che in collegio si sogliono rimeritare col cavallo o con la penitenza del pane dell’acqua, ed ecco le compre gazzette predicarlo imperatore cavalleresco, re e granduca cavallereschi; ancora ed era da ridere questa; puta: la Francia sperava riuscire a tirare dalla parte sua l’imperatore di Austria ed allora gli spediva la patente di cavallo; l’imperatore le faceva sotto cilecca, ed allora nei diarii francesi l’imperatore tornava uomo; così sillogizzando appariva aperto che, a mente dei Francesi medesimi, Bestia diventava chi loro desse retta ed uomo ridiveniva chiunque gli accomiatasse, come la tela di Lucca. Dunque, se co’ Cavalli scambiarono gli uomini cotali fratellevoli uffici, ho che ci voleva, Signore, ad estenderli anche agli Asini? Più che mezzo cammino era fatto, e poi gli aveva allargati con altre Bestie tanto cattive, quanto io sempre mi condussi da persona dabbene. Nella China, figuratevi voi, chiamavano i soldati Tigri; in Europa non si chiamavano, erano: nella India e altrove parve bello ai principi chiamarsi alla libera Tigre, Iena prima, seconda e terza; in Europa all’opposto vollero godere finchè durarono il benefizio dell’equivoco: Iene non si dissero mai e si mostrarono sempre. Su per le storie si legge che certo papa si mise a sedere nella cattedra