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tra, che vidi ai tempi miei aduggiare le terre di Europa, la quale io non so se per prendere a scherno, o piuttosto per ritrarre come fa la Scimmia i gesti umani un certo bello umore di taitano chiamato imperatore Solucco introdusse nei suoi dominii coi titoli di conte della limonea, duca della gelatina, barone dell’acetosa e principe della schiacciata unta e via discorrendo. Tutto questo va d’incanto e gli batto le mani, ma chi si sente cuore da continuare la traccia luminosa dei suoi antenati non repudii la sua prosapia. Ai tempi miei io vidi un Giorgio Czerni serviano non pure respingere, ma stendere con un colpo di pistola ai suoi piedi il padre. Giorgio si travagliava a rivendicare la Patria dalla immane tirannide dei Turchi, il padre compro dal Sultano gli si opponeva armato; incontraronsi un giorno e fu sventura; Giorgio gli disse: — sgombrami davanti, la terra è grande, noi non ci possiamo combattere. —
— Anzi dobbiamo, rispose il padre, se non deponi l’arme, brigante! — e gli andò incontra con la scimitarra ignuda. Giorgio butta in terra la sua e ripiglia: — se la passi sei morto. — Il padre impresse un’orma oltre la scimitarra, un’orma sola col piede sinistro e cascò morto. Il figliuolo lo tolse ai morsi delle fiere dandogli sepoltura; altro poi non gli dette, non preghiera, non lacrima e neanche parola. Nei tempi antichi