Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/139


137

spose l’imperatore, e i giuochi di bussolotti, come tutti gli altri miei colleghi nel governo dei popoli, gli so fare anch’io; prega il tuo Cristo, che non sia una delle solite gherminelle vostre; rami di alberi e canapa anco in India ne cresce: non mi confesso vinto e vo’ riprovare. —

— E tu riprova, rispose il padre, come colui che troppo bene era sicuro del fatto suo: allora Gehanguir scrisse di propria mano i medesimi nomi con certa sua cifra ch’egli adoperava nei dispacci segretissimi spediti da lui agli ambasciatori. Pannicelli caldi! La Scimmia per opera dello spirito che la governa trasse fuori da capo il nome di Gesù, ch’ella, visto appena, devotissimamente baciò.

— Che pàrtene? Te lo aveva io detto? E non ti basta ancora?

— Non mi basta, rispose lo imperatore, comecchè al torcere degli occhi e della bocca si conoscesse chiaro ch’ei cominciava a sentirsi smuovere, — vo’ provare la terza volta, e, bisognando, la quarta; e a cui non piace mi rincari il fitto.

— Bravo da pari tuo, soggiunse il Gesuita sparvierato che vedeva incominciare a far breccia la cosa — un’Altezza come la tua non poteva dire di meglio. —

Mentre così fra loro cosiffatti ragionamenti alternavasi, lo imperatore pose alla chetichella in mano al suo ministro dei culti