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addosso. La rabbia del nobile si era trasfusa nel villano.

Ora senti mo’ della religione delle Scimmie, se vuoi sbalordire davvero. Il reverendo padre gesuita Cabassò, predicatore di quella fama che nel mondo conobbero tutti coloro che ne furono informati, teneva in delizia una Scimmia, che troppo bene lo meritava. In lei ingegno più che umano; in lei mansuetudine, verecondia e religione stupende: ella non si saziava mai di contemplare il facondo padrone e considerando argutamente i gesti e gli atti coi quali egli veniva a rendere meglio efficace il concetto, non andò guari che si fece esperta nel predicare quanto il padre Cabassò, e forse meglio. La mancanza di favella non metteva ostacolo, imperciocchè tu, re, avrai letto riportato da Macrobio, come Roscio gareggiasse sovente con Cicerone chi dei due sapesse con più acconciatezza persuadere una causa od egli co’ cenni, o Cicerone con le parole, e se a Cicerone riusciva impattarla cantava alleluia221. Il padre Cabassò pertanto mosso, per quello ch’io ne penso, piuttosto dal sospetto che i fedeli a lui preferissero la Scimmia, che da altro, ogni volta usciva di casa ce la chiudeva a chiave. Grande era il concorso in chiesa; gittato dal soffitto un grano di panico non sarebbe caduto in terra; e più grande era l’aspettazione delle genti, imperciocchè il padre Ca-