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molto pensare due volte alle cose, le quali si fanno una sola, andò a consultarsene col suo confessore che, ponderato il pro e il contro del negozio, rispose non trovarci altro rimedio, eccetto udire messa: di fatto il gentiluomo si attenne al consiglio e se ne sentì bene: certo giorno però distolto dalle sue bisogne mancava ed ecco in un attimo ripigliarlo il fistolo di appiccarsi ad una quercia la quale, stese verso di lui le ramose braccia, sembrava salutarlo e dirgli: non puoi trovare di meglio; mentr’egli guarda studiando il ramo più acconcio vede venire alla sua volta un villano, il quale o per sospetto o per altra causa si fermò a guardarlo. — Che vuoi? domanda il gentiluomo. — Io nulla; risponde il villano. — Donde vieni? — Io? — Si tu? — Io vengo da sentire messa. — In verità? — In coscienza. — Or bene, vedi questo mantello nuovo scarlatto? — Lo vedo. — Egli mi costa fiorini meglio di cinquanta, sai? — Ci credo. — Lo vuoi? — Magari. — A un patto però, che tu mi ceda il merito che hai acquistato oggi col sentire la messa. — Se non volete altro, anco di dieci. — E quegli dette a questo il tabarro, questi a quello il merito della messa. Il giorno appresso il villano fu trovato appeso all’albero, sul quale stava in procinto di salire il gentiluomo schiavone, con lo sfoggiato mantello di scarlatto