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l’accomiatò coll’ite, missa est; allora la Balena supponendo che a lei come agli altri coteste parole s’indirizzassero diè il tuffo: altare e moccoli, nocchieri e preti tutto a rifascio sotto acqua andò, e il povero santo impacciato dalla pianeta e dagli altri paramenti, a gran pena nuotando e dopo aver bevuto i flutti amari in copia, potè salvarsi dallo affogare.

Ma in che pelago entrerei io mai, se volessi riportarti tutte le meraviglie della santa messa narrate da scrittori quanto religiosi, altrettanto veridici! Di bene altre groppe questa è soma che delle mie; e nondimeno come tacere quello che lessi nel t. 2. c. 19 della Cronaca dei minori osservanti? O quello che trovai in Marco da Lisbona, lib.8, c. 28? Ossivvero l’altro, ch’espose Enea Silvio che poi fu papa, nella Descrizione dell’Europa?

Il primo narra che un giovane, nepote di certo sacerdote svicerato della santa messa, ingelositosi dell’amanza sua, preso dal demonio a quella tagliò fellonescamente la testa; commesso il misfatto, n’ebbe (e ci credo) orrore, onde rifuggitosi allo zio, ai suoi piè si gettava e con molto pianto l’atroce caso sponevagli. Che doveva fare il prete ad una fanciulla col capo tagliato? Andò a dire la messa e quivi tanto e poi tanto si raccomandò, che nel voltarsi a salutare il popolo col Dominus vobiscum, ch’è e, che