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suona: — l’Asino andò a casa sua ed i parenti suoi gli chiusero la porta in faccia. —

Santo Ignazio da Loiola ed io fummo, si può dire, pane e cacio, e quando egli uscì di prigione di Salamanca, abbandonato dai suoi, a me non patì il cuore di abbandonarlo, ma lo seguitai portandogli i libri da lui composti quando non sapeva troppo di lettere; sicchè chiunque aprendoli gli leggeva, alla prima pagina me gli attribuiva ed io lasciava andare tre pani per coppia, affinchè il santo non iscomparisse. Così ambedue dimessi il santo ed io ci incamminammo a studio in Parigi215 dove confidai che egli, come in ogni altra fortuna della sua vita, mi avrebbe accettato compagno nella scuola della Teologia, ma non fu così, ed io dubito che fosse per un po’ d’invidiuzza, la quale così è congenita nel cuore dell’uomo, che anche in quello dei santi mette radice.

Di santo Antonino fui compagno nelle opere pie; l’uno l’altro sovvenendo di conforto e di esempio negli ardui casi. Nel processo di canonizzazione di questo santo pastore messere Macchiavelli (non quello delle Deche di Tito Livio, bene intesi, ma si un Giovanbattista, forse suo nonno o zio) attestò: — durante la moria del 1429 averlo veduto ire per la città con un Asino carico di cibi, di medicine e di sacramenti per soccorrere i corpi o le anime degli appestati