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prirono.... sai tu, sacra maestà, che cosa scopersero? Due Asini, i quali a vicenda si grattavano il collo. Questa pittura da cui se ne intendeva fu giudicata fedelissimo tra quanti simboli della carità dei frati avesse saputo mente umana immaginare, ed anche al priore, comecchè dapprima gli sembrasse resta di grano a tranghiottire, fu con assai accomodate ragioni persuaso che la cosa stava come maestro Giovanni l’aveva dipinta.
Certa altra volta, andando aiato per la via delle Torricelle entrai nell’orto dei frati di S. Croce, che invece di farmi liete ed oneste accoglienze mi cacciarono fuori a bastonate. Per evitare vergogna dissero che lì dentro mi aveva tratto l’appetito dei cavoli cappucci educati dai padri, ma fu calunnia: io ci era entrato per venerare le ceneri di quei grandi di cui la fama sopravvive al mondo ridotto in cocci, e invece di andarci per davanti, riuscendomi più destro, ci voleva andare per di dietro, non mi parendo fare cosa di cui dovessero stizzirsene cotesti padri; no, la verità è che ormai degenerati dallo spirito vero del santo loro istituto, gonfii di superbia e di peccato, la mia presenza dispettarono o come rimprovero vivente abborrirono; onde un uomo religioso che si trovò al caso fece ai frati un cappellaccio con le parole del vangelo di san Giovanni: — in sua venit et sui eum non receperunt214 che recato in volgare