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nessuno molesto, così sperò incontrare qualche anima buona che in cotesta opera di misericordia lo sovvenisse; nè gli fallì la fiducia, che gli venne fatto appuntino come aveva disegnato; onde, chiarita in breve la innocenza delle Muse, ottenne che fossero liberamente rilasciate.
Considerato e pianto come la più parte degli uomini mi avesse concia la religione in pratica, mi prese vaghezza di ricercare un po’ di quello che in principio ei ne sentissero, e per non isvolgere soverchia copia di volumi io detti subito di capo a Cicerone, ingegno, per consenso universale, piuttosto da uguagliarsi ai divini, che anteporsi agli umani, e lessi la religione definita da lui essere: un rito, per via del quale vengono con la debita reverenza esercitate le cerimonie del culto divino.
Chiusi il libro e non volli saperne altro, tenendomi vieppiù abbracciato a quello che nel petto mi sussurrò la Natura quando io nei giorni sereni me ne giva pascendo le tenere erbette pei margini dell’Arno, perocchè l’alma madre allora m’insegnasse così: — e tu, figliuol mio, conserva inalterato nella mente che la religione consiste nel senso di amore verso un Dio amoroso e nella carità operativa in prò del prossimo.
La carità m’insegnò la prudenza, e questa mi persuase a non far chiasso mostrandomi sempre non pure ad ogni generazione