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riconoscono alla provvidenza. Ora, questo Apollo non mica somigliante a quello che ammirammo scolpito in Belvedere o dipinto col violino al collo nelle logge vaticane a Roma, ma, ahimè! un povero e vecchio Apollo con la barba lunga di due settimane, le pantofole di cimossa ai piedi, un berretto da guardia civica in capo e addosso un cappotto di veterano stavasi rannicchiato in un canto a considerare la caducità delle cose umane e divine e ad arrostirsi con un veggio le coscie, quando gli ruppe la meditazione del capo un rammarichìo di tribolati misto ad un suono di percosse e di minaccie, il quale ebbe virtù di rimescolare il sangue al Dio di Cirra; si affacciò con riguardo all’abbaino e vide le povere Muse sempre a lui care e venerate sorelle con le manette ai polsi venire tratte a grande ignominia al Bargello; gli scorse per le membra un sudore di gelo tremendo che la necessità le avesse condotte a maculare la fama dell’illustre casato,

. . . . . . che dei Numi è pregio
Serbar nelle sventure altero il nome204.

Scese, e codiandole guardingo, prese lingua di quello che loro apponessero e gli fu detto: violenza pubblica! Apollo che per avere vissuto lungamente in mezzo agli uomini sapeva come di tratto in tratto capitas-