darsi al suo stato; ed un bel giorno comechè la marina durasse torba, aperse il cassone, e trattone fuori la giubba verde, comparve all’uomo attonito nello splendore della prima primavera. Quando ella vestì brontolando la bella vesta sul fare dell’alba, ebbe in pensiero spogliarla a mezzo giorno o al più lungo la sera; ma poi lusingata dai saluti affettuosi e dalle lodi infinite del genere umano consentì a tenerla addosso più che potesse, e giunse a tanto che, fatto il ragguaglio e il più compensato col meno, ella venne a portarla nove mesi circa dell’anno. Di mano in mano divenuta più mite, un dì, ammiccato a Trittolemo, che le si facesse vicino, dicono, gli favellasse in questa sentenza: — Trittolemo, tu hai da considerare come le Bestie destinate a cibarsi unicamente di carne io abbia fornito con denti canini; all’uomo ne dispensai di più maniere idonei al masticare come al lacerare; donde tu che sei savio ne ricava, che io feci l’uomo capace di alimentarsi di carni come di biade. La caccia ti procura niente altro che carne, ed essa come negli istinti è feroce, così la ritrovi sovente nei resultati incerta; or fa una cosa, vedi questo arnese? Egli si chiama aratro; prendi due Bovi o due Cavalli o due Asini, attaccali in cima, ficca il vomere di legno qui sopra il mio seno e rompilo: non temere, tu non mi rechi ingiuria; all’opposto, finchè li addentrerai due palmi