Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/104

102

adattò una siringa, prese una casa smisurata, e due bacchette che parevano antenne, ai ginocchi per di dentro legò due piatti di metallo e finalmente salito su trampoli, in meno che non si dice un Credo giunse a Firenze sa la piazza della Signoria. Comechè di musica egli non intendesse niente, pure tante volte aveva sentito suonare il trescone delle streghe al Noce di Benevento che gli era rimasto in memoria, e cotesto appunto prese allora a ripetere con quanto gli avanzava, di lena nelle mani, nelle gambe e nella bocca Che vuoi vedere? Logge e palazzi saltavano come capretti, i campanili e le torri barcollavano in modo che pareano Tedeschi briachi, le statue stesse, delle quali va decorata la piazza, facevano la pelle di pollo quasi le chiappasse il ribrezzo della quartana, a venti miglia d’intorno gl’ipocriti tirati dalla virtù del frastuono infernale accorrevano in frotta gli uni dopo gli altri, e l’uno l’altro per la gran pressa ammaccava. Chi può tutte ridirle? Io non lo tento nemmeno; ne ricorderò qualcheduna. Un cappuccino venne immascherato da Tiberio Gracco; uno zoccolante da Caio suo fratello; il priore di San Simone da Bruto primo; il curato di san Lorenzo da Bruto secondo; i canonici da Fabii, di quelli per intenderci, dei quali ad un tratto ne morì trecento a Cremera. Un giornalista spia prese la maschera del re Cleomene; un fallito quella del re Agide;