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conto suo affermasse quello, che di se confessava il poeta Maggi cantando:

«E mi legge in fronte il gran pensiero:
Di non pensare a nulla30

Nella bestia, e nell’uomo tu noterai i sensi uguali, sebbene con certo svario di perfezione: però la disuguaglianza non apparisce unicamente tra uomo e bestie, ma bene ancora nelle bestie fra loro; così la differenza, che corre fra l’uomo e l’Orangoutango suo cugino, noi troviamo minore tra l’Orangoutango e il Tapiro o il Tardigrado. Qualche organo della gola tornito un po’ meglio, qualche coppia di nervi fabbricati più sottili o arrendevoli, un briciolino meno di fegato, un tantinello più di milza, e forse chi sa? il tatto alquanto più delicato, dà all’uomo la palma sopra le bestie. Anzi per giudizio universale de’ savii egli è il tatto per lo appunto. Così la pensava Anassagora, secondo che ci lasciò scritto Plutarco31, il quale per la molta sufficienza e dottrina sue venne in odio agli Ateniesi che come empio lo perseguitarono. Il tatto squisitissimo fra gli altri sensi riconduce alla mente le