namento nostro, e voi no. O Biagio Pascal, e voi quanti altri siete suoi partigiani, tirate giù buffa e confessate, se parvi grazia di cielo, o fiore d’ingegno cotesto irrequieto agitarsi dell’uomo, che non gode mai pace e non la fa godere? Quel suo perpetuo affaticarsi dietro una larva, che tenta invano agguantare, non è la pena di Tantalo? Quel suo correre e ricorrere indefesso dentro un cerchio, per cui alla fine del salmo si trova trafelato colà donde prima aveva mosso, non è il supplizio delle Danaidi? Sisifo che ruzzola sempre su la vetta del colle un sasso il quale sempre adimerà, non vi par’egli che faccia nell’inferno il mestiero degli uomini nel mondo? Dov’è il libro della esperienza? Chi lo ha stampato? Chi lo ha letto? Bibbie, e Breviari eccone a macca, ma li caratteri, che stamperanno il libro della esperienza, non sono anche fusi nè si fonderanno però che la esperienza scriva in cielo col fumo, in mare con le schiume, sopra la terra con le fosse; e nel cuore dell’uomo non iscriva nulla, come quello ch’è troppo sottile, ed ella usando le penne di ferro lo sfonderebbe di certo. — La sa-