cose innate, che i supplicanti mettono dentro i memoriali per tentare di smoverli; per ultimo ardì sostenere che il cervello dell’uomo lievitava perpetuo nel fermento di belli o brutti, di buoni o rei pensieri. All’improvviso, favellando di noi altre bestie si mostra avaro quanto già procedeva coi suoi liberale, anzi prodigo. Quasi debitore, che paga con gli sbirri in casa, malapena ci concede, che noi viviamo. Viva Dio! Bada, che per lo sforzo non gli si schianti il brachiere. Egli si degna permettere ancora, che noi sentiamo, ma che le opere nostre si fanno senza coscienza nè più nè meno come gli orologi, i quali per virtù degli ordigni interiori indicano le ore, ed ignorano affatto quello che armeggino. Nè punto meglio ci camminarono cortesi gli arcigni giansenisti, avvegnachè l’abate Malebranche mettendo mala giunta a cattiva derrata sostenesse, che le bestie nulla temono o cosa alcuna desiderano; e se mai succeda, che talvolta paiano operare con senno, non vengono già mosse dallo intelletto, bensì da quest’altra cagione: che Dio creatore avendole conformate per vivere evitano mecca-