Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/26

22

smessa la rivendita della eternità a minuto, aveva rotto il braccio sul capo all’ultimo avventore, e, chiusa bottega, si era dato al fallito; basta, e’ fu uno spazio di tempo lungo lungo. Il sonno grave dalla testa me lo ruppe un ribollimento terribile, e un rigonfiarsi, che faceva il granito sotto di me come se ci fosse venuta a crescere sopra una natta, figurati, una diecina di volte più grande della cupola di Santa Maria del Fiore. Indi a poco, ecco prendono a spuntare su cotesta natta certi così grossi quanto il castagno dei cento cavalli del Monte Etna, in forma di finocchioni scanalati e neri. Mentre io li contemplava, e stette a un pelo ch’io non dessi la volta alle girelle, vedendo fiumi di sangue correre di su di giù dentro a quei canali con la foga dei cavalli inglesi di razza superlativa. La natta poi, quando fu pervenuta al punto del suo massimo incremento, si commosse, e come per terremoto tremò, ond’io che insieme a centinaja di migliaja della mia specie ci trovavamo in mezzo di cotesta selva, fummo con tanto furioso impeto l’uno contro l’altro cozzati, che molti n’ebbero infranti e teschi,