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trico è prova di cui può giovarsi la scienza, non già la politica. Ora ponete mente, Francesi: o avete ragione nelle contumelie che contro me proferite, e voi foste insensati a rimettermi in piedi; o avete torto, e voi siete barbari, quanto inverecondi, allorchè con bocca obbrobriosa mi proverbiate.
Qual è il popolo, e quale è l’uomo, a cui la Parca filò tutti in oro i giorni suoi? Prima di morire dobbiamo quanti viviamo ricevere il bacio acerbo della sventura, che dove tocca leva il pezzo; e i Francesi pur troppo ebbero a bere le acque amare della umiliazione; ma traccia più lunga lasciò il fumo nell’aria che la esperienza in cotesti loro cervelli. E sì che la storia segnò nelle sue tavole di bronzo, che se la Francia, nel 1815, non fu messa in brani, di ciò deve obbligo alla misericordia del russo Alessandro. I russi non le hanno mai rinfacciato il benefizio; per quanto sembra, non si sono sentiti abbastanza civili, dopo averle donato un cuore, di strapparglielo ad ogni momento e sbatterlo sopra le sue guance avvilite. All’opposto i Francesi non rifiniscono mai di ribbuttarmi in viso il danaro prestato, e non solo non vergognano adoperare il benefizio a mò della borra di piombo, che l’Inghilterra un giorno pose sul petto degli accusati, di lesa maestà, ma si alla scoperta dicono volerlo pretendere e lo pretendono.