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Passiamo ai re. Quel Giacomo I, che in vituperio del tabacco scrisse il Misocopnos, per mostrarsi congruente, ne promoveva la cultura in Virginia. Delle regine, due gli camminarono parziali, una di Francia, e fu Caterina dei Medici, che l’amò in polvere, a cui ne fece presente l’Abbate Nicot, donde venne, che in Francia il tabacco da naso si chiamasse polvere nicotina, e della regina; l’altra d’Inghilterra, e fu Elisabetta, che lo amò in fumo, e del fumo volle tentare conoscere il peso facendone la esperienza con quel suo famigliarissimo Gualtiero Raleigh104; poi prese in uggia il tabacco e il Raleigh: allora ella fece due cose, aperse la finestra e chiamò il boja; fuori di quella scaraventò la pipa, a questo commise mozzare il capo di Raleigh. Contraddizioni principesche per avventura un pò brusche, ma sempre galanti.

Quale o fama o istituto poterono vantarsi di universalità pari a quella del tabacco? I Turchi quasi in espiazione delle colpe commesse stavano immersi da mattina a sera dentro nuvole di fumo, e volendo onorare qualche pezzo grosso si toglievano la pipa di bocca, e, rinfilato il bocchino dell’ambra col palmo della mano, gliela porgevano. Dalle parti di Occidente invece, le scatole da tabacco furono destinate ad essere pegno di grazia e di onore, fino al giorno in cui l’avarizia, fatti i conti su le dita e trova-