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lersi dire ad ogni costo uguali; esserlo poi parve un altro paro di maniche. Per dare incominciamento a qualche cosa, i giovani come quelli che hanno copia di cuore, e senno poco, presero a sporgere le mani ai caduti nella fiumana del tempo adoperandosi ritirarli alla sponda; ma poichè ci accorsero, per lo scivolare dell’acqua impetuoso e forte e per le ripe sdrucciolevoli correvano rischio, invece di tirare, essere tirati, immaginarono altro partito e dissero: dacchè per mantenerci uguali non si riesce restituire i vecchi giovani, e questo sarebbe meglio, facciamo che i giovani diventino vecchi, e questo per avventura ci tornerà più agevole. Giovani e vecchi pertanto recaronsi al tempio della Follia, le si prostrarono davanti, e tutti di un cuore supplicarono: facci uguali! Allora la Follia prese un vaglio grandissimo, lo empì d’amido tritato, e stacciava ridendo sopra i capi dei genuflessi: parve che la neve fosse caduta sopra di loro, non si distinsero più giovani da vecchi, uguali tutti fra essi, e simiglievoli ad un gregge di montoni, che salga fuori dai lavacri della Cecina. La Follia sempre ridendo gli accomiatava con questo responso:
Così potrete essere uguali in vita,
Defunti poi ci penserà la morte.
Tant’oltre si spinse il culto dei mortali, in specie francesi, per fa parrucca, che nel