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ria, la reggia, la piazza e le chiese; veruna età si sottrasse alla dolce tirannide delle parrucche; ve ne furono di tutte le forme, o spanta co’ riccioli ciondoloni per le spalle e per il petto e fu appellata in foglio: questa ebbe in delizia Luigi XIV, e non la volle lasciare neppure quando lo effigiarono a cavallo abbigliato alla foggia degl’imperatori romani. Altra raccolta su le tempie, e rigonfia per quella parte laterale del capo là dove il Gall colloca la protuberanza del ladro e la chiamarono ad ala di piccione; questa ottenne la preferenza del Robespierre, e l’aveva in capo quando lo trassero a torgli il capo e la parrucca. Altre pendenti giù su le gote si nominavano orecchio di Cane: altre con un ricciolone da una tempia all’altra intorno alla nuca, e si dicevano a cero, predilette ai religiosi; talune mostrarono la coda nella sua splendida nudità, quasi Driade fessa la corteccia di un frassino apparisce ai mortali; tal altre la tennero misteriosamente velata di mantino nero come la faccia del Dio di Moisè fra le nuvole dell’Oreb, comparvero ancora con varia sorte colori, e nere, o grigio o rosse, e queste tenute in maggior pregio una volta, finchè certo giorno entrò nei petti umani un ghiribizzo della natura dell’assillo, insetto nefasto, che avendo la canicola fa spasimare le mogli dei Tori, e si caccia anche sotto la coda di noi altri Asini; ed egli fu di vo-