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spazio di tempo sopra la fronte dell’uomo. La gaggía, che dallo stelo spinoso manda fuori l’acuto profumo, quasi un addio alla primavera che passa è la immagine della parrucca; simbolo di lei il Graal dei Templarii, e la fontana di Govenzio. Il vaccaio di Sicilia dei tempi del re Guglielmo non rinvenne mica il fiasco dell’oro potabile, che gli crebbe la vita di cento anni; coteste furono immaginazioni per abbellire la cosa; quello che veramente trovò, fu una parrucca, ed io lo so di certo100. Doveva per tanto la parrucca venire accolta, ma non fu così. Appena comparve sul cranio umano, i sacerdoti guardatala obliquo, e stuzzicandosi l’un l’altro con le gomita i fianchi presero a mormorare sommessi, poi a sfringuellare con meno ritegno; tenne dietro lo scoperto sbottoneggiare; seguitarono appresso false accuse, calunnie e ipocrisie; finalmente ansando con la lingua fuori sopraggiunsero le persecuzioni; e quando di ogni male peste terrena fu vuoto il sacco, ecco salivano alla Cancelleria dei cieli e ne cavavano fuori lettere di sigillo, per le quali le parrucche vennero scomunicate. Immane caso! Santo Clemente di Alessandria con inestimabile amarezza delle paterne viscere considerando la caponaggine di alcuni perduti in usare parrucche gli ammoniva gravemente ad avvertire che la benedizione caduta sopra la parrucca vi friggeva come