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largì ai primi padri nostri la morte, e un paio di gabbanelle, e va d’incanto. Veramente se non mi tenesse la riverenza da un lato, e dall’altro la paura di parlare a sproposito, direi, che non mi parve onesto scorticare quattro Bestie per vestirne due, che tante pellicine di Agnello ci vollero per l’appunto a formare il paro delle gabbanelle; e a lui che creò il cielo, e la terra con tutte le belle cose, che vi si veggono dentro, doveva di leggieri sovvenire spediente migliore, che spogliare una Bestia per vestirne un’altra; molto più, che questo esempio fu radice di pessimi fatti nel mondo. Checche di ciò sia, io non biasimo punto, anzi lodo l’uomo, se nato ignudo, tenero, e con la pelle diligine ad ogni più lieve impressione esterna intendesse a ripararsi come meglio poteva; di questo altro lo riprendo, che in breve (conforme vuole la prava indole di lui) sopportando molesto i cancelli del bisogno e dell’utile, dentro i quali si trova costretto, gli abbattè precace e proruppe fuori a saccheggiare gli universi regni della Natura per cavarne ornati, i quali non più gli procurarono scherno, bensì danno, non comodo, bensì fastidio, e dolore, e argomento di morbi crudeli, e rovine di famiglie.

Adesso dunque hai da sapere, che gli uomini al pari degli Animali andarono sottoposti a perdere il pelo, quelli per copia in-