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vio promosso da Leone X al vescovato di Nocera dettò, in vituperio di Pietro Aretino, l’epigramma notissimo:

«Qui giace l’aretin poeta tosco,
Di tutti disse mal fuorchè di Cristo
Scusandosi col dir: non lo conosco!»

Considerate, se quella forca di Pietraccio era uomo da starsene cheto! Di rimando rispose a monsignor vescovo di Nocera con quest’altro epigramma:

«Giovio riposa qui storico massimo,
Di tutti disse mal fuorchè dell’Asino,
Scusandosi col dire: egli è mio prossimo90».

Però egli è bene avvertire, che se l’Aretino fu lingua da disgradarne la campana del bargello, monsignor Giovio, nonostante la sua dignità di vescovo, possedeva tacche quanto Guccio Imbratta91, o poche meno.

Fra gli altri sollazzi regali che costumava l’anima buona di Carlo IX, quasi per addestrarsi a imprese maggiori, fu questo, che quante volte recavasi a caccia faceva la prova di mozzare netta di colpo la testa ad un Asino. — Ora certo giorno avvenne che un suo cortigiano lo sorprendesse nell’atto