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quante delle vertebre del collo, e della spina dorsale, la mascella inferiore, non so quanti denti, e nove costole: quasi che tutte le ossa dei piedi.
Da principio io non istetti a badare tanto nè quanto, e chiappato tutto alla rinfusa mi affrettai a mettere in sesto ogni cosa col gazzurro dei fanciulli, che fabbricano i castelli con le carte da giuoco.
Ora tu pensa, lettore, quale e quanta fosse la mia paura allora quando io mi trovai con le ossa in fondo, e il mio scheletro condotto nè meno al terzo del primitivo suo essere. In cotesto stato mi passò per la mente quel verso, che dice Olimpia derelitta:
— Chi mi consiglia ahimè! chi mi consola? —
E dissi come lei, e poi di mio ci aggiunsi: — ora di’, presumeresti forse presentarti in arnese sì fatto davanti a un collegio di gente bennata? E come potresti arrivare fin laggiù senza tibie, senza rotole, senza femori e senza fianchi? Forse co’ piedi in mano? Ahi misero me! Pur troppo adesso io sono chiarito a prova, che il giudizio per