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more tutto pari a quello che il Canova effigiò abbracciato alla divina Psiche, e sorreggente per le ale sopra la palma di questa l’angelica farfalla dell’anima. Ma ahimè! e’ ci hanno più qualità di amori che di frati; taluno dolce così, che di petto a lui il mele ibleo morirebbe di vergogna; tale altro, al contrario, disgrada in amarezza l’assa fetida, con la quale mi dicono che il diavolo inzucchera la ricotta giù nello inferno.

Ma dolce sia l’amore od amaro, l’uomo l’adopera come vela buona ad ogni vento su questo mare che si chiama vita. La signora Giorgio Sand, che per teorica, e mi assicurano anche per pratica, intende di amore quanto la bella di Magdala e santa Teresa, dichiara l’amore comporre per la donna il poema intero della sua esistenza; per l’uomo un episodio soltanto. Non senza trepidazione io mi conduco a contradire tale e tanta teologhessa nella scienza amorosa, ma per me credo che lo stame, onde la Parca compone la vita delle creature, così maschi come femmine, ella intrecci di un filo di dolore e di un filo di amore; di tratto in tratto lo sbrizzola anche di un filo di piacere, perchè gli avventori non si sdegnino e sviino dalla bottega.

Ecco come sta la cosa. La donna pensa all’amore più dell’uomo, anzi assidua, come quella che può molte faccende operare senza il concorso della mente: a mo’ di esempio, la calza; all’opposto i negozi del-