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capitolo xx. |
— Però, perdonatemi, presidente, io devo dolermi con voi, per non avermi chiamato a parte della vostra contentezza; evidentemente voi non mi annoverate nella eletta dei vostri amici.
— Tutt’altro, caro commendatore, tutt’altro; non ve ne arrecate, ho praticato in un modo con tutti; e mi sono fatto a dire: o che ha premere altrui se ho preso moglie? Mandandoglielo a dire, o non è lo stesso che chiamarli a casa perchè te la vengano a vedere? Di qui visite, contro visite e visite poi; ognuna di queste getta una voglia nell’orecchio della moglie, e il seme delle voglie nel cervello delle donne si sviluppa più fecondo del seme delle pulci dentro le loro gonnelle, sicchè in capo a un mese (te la do lunga) la fanciulla pudibonda, che ti venne in casa da saperti appena pronunziare in tre pezzi un sì o un no, che ti ricusò una veste di alpacas come troppo costosa, avrà parole più di un leggìo, appena si chiamerà contenta ai velluti, alle trine, alle piume di uccello di paradiso. Io intendo che la mia moglie stia in casa, e non legga altri libri che il cuoco piemontese; la ignoranza costa nulla e fa buona comparsa, mentre la scienza spianta la famiglia. Rammentatevi di Eva, finchè si mantenne ignorante, passeggiava ignuda che non pareva fatto suo: appena ebbe gustato il frutto della scienza chiese un vestito.