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84 | il secolo che muore |
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E il misero Fabrizio migliorava così; il giorno stosso nel quale compariva cotesto avviso, egl i cadde in tali eccessi di furore, che fa mestieri mettergli la camiciuola di forza e legarlo con le cinghie sul letto; dopo alcuno spazio di tempo la mania furiosa cessò, sicchè poterono lasciarlo sciolto dentro una cella chiusa con un cancello di ferro, per cui facilmente veniva ad essere vigilato dai custodi che andando su e giù pei corridoi tenevano sempre d’occhio i pazzi. Fabrizio notte e dì, con gran voce accompagnata da gesti terribili, non rifiniva mai declamare orazioni contro gli ordini sociali, i vizi del tempo e la necessità delle riforme, se pure non si voleva battere una capata delle solenni; e sovente gli accadeva manifestare con eloquenza mirabili verità, come quegli a cui natura era stata pur troppe liberale di doni, ch’egli aveva offerti in olocausto alla vanità plebea e ad altri ignobili affetti.
Ora, mentr’egli dimora chiuso costà, accadde che il presidente Goffredo, fattosi del tutto manso, avesse supplicato il cugino Gabriele di prendere in mano le redini di casa e ravviargli la matassa arruffata della domestica economia, e il giovane dabbene presto gliela rimise in filo; saldò i debiti, diede il puleggio al fattore, modello di prima qualità, perchè