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10 | il secolo che muore |
via discorrendo: e osserverò per giunta, che ai popoli non sembra sia fin qui venuta in uggia la vecchia commedia, perchè invece di fischiare re, preti, giudici e carcerieri, li pagano. Basta; per me sempre più mi confermo nelle mie massime; ho fede nella perfettibilità degli uomini, ma credo che fino alla consumazione dei secoli saranno stimate come meritano le buone serrature.
— Commendatore! Seneca potrebbe parlare come voi; ond’è che io, essendomi tolta buona e cara moglie, per sollievo della mia vita, me la tengo custodita sotto una campana di cristallo e non la mostro ad anima viva.
— Come! Voi avete preso moglie? Voi?
— Sicuro eh! che credete?
— Io non credo niente; solo nei vostri piedi... alla vostra età...
— O quanti anni credete voi che io abbia? Io ne conto sessanta finiti.
— Per marito novello non mi paiono pochi.
— Massinissa di ottantasei anni generò Metimnato, lo racconta Plinio: voi, che siete sì dotto, lo dovreste sapere.
— Ebbe un figliuolo; non ci è contrasto; anzi la storia naturale ci dimostra come le mogli dotino di figli più volentieri vecchi mariti di settanta anni, che giovani di venti.
— Giusto, ve lo diceva anch’io.